domenica 18 novembre 2012

Studenti ed economisti “PIGS” a Madrid. Due articoli di presentazione



Pubblichiamo due articoli di presentazione dell'iniziativa di Madrid, il primo mio con Armanda Cetrulo di LINK pubblicato da il manifesto, il secondo di Daniele Cesaratto del Collettivo del Liceo Tasso di Roma dal sito dell'Unione degli studenti.
Si segnala mio pezzo (un po' lungo) su Economia e politica.
 
Un programma degli economisti critici per superare l'austerity
Sergio Cesaratto e Armanda Cetrulo*
Il 22 e 23 Novembre saremo a Madrid per un incontro di studenti ed economisti critici provenienti da Spagna, Grecia, Portogallo e Italia, i famosi PIGS. Link e UDS sono le associazioni studentesche italiane presenti. Il meeting (Economy4Youth.org) è organizzato dagli economisti spagnoli di Econonuestra.org. Il loro proposito è  di accrescere la consapevolezza pubblica che le scelte economiche sono opzioni politiche, dunque contestabili, e non scelte ineluttabili. Questo è uno snodo politico importante. L’austerità non è una punizione degli dei per redimerci da passati peccati, ma è una scelta che dipende da una diagnosi sbagliata della crisi a cui seguono cure nefaste. C’è della malafede in questo: si colpevolizza la gente comune di aver “vissuto sopra i propri mezzi”, troppo stato sociale e diritti lavorativi, per far fuori questi ultimi.

Non è vero, invece, che le origini della crisi siano nella dissipatezza fiscale dei paesi mediterranei. Il debito pubblico italiano è per esempio assai più antico dell’euro; Portogallo e Italia hanno adottato politiche di bilancio assai prudenti. In Spagna e Irlanda l’indebitamento è stato soprattutto privato, dovuto a bolle immobiliari sostenute dai capitali del nord europeo. Ciò è accaduto anche in Grecia dove le politiche di spesa del centro-destra spiegano solo in parte l’indebitamento. La Germania, dal canto suo, si è copiosamente avvantaggiata di questi eventi prestando capitali ed esportando allegramente verso il sud europeo. I paesi del sud, infatti, non tanto hanno perduto competitività, quanto sofferto dall’aver offerto un mercato alle merci tedesche senza averne uno in cambio. I salari reali spagnoli e italiani non sono, per esempio, aumentati negli anni dell’euro. Questo senza assolvere i PIGS dai tanti compiti a casa, i quali hanno però bisogno di crescita per essere svolti.
L’austerità sta con tutta evidenza devastando le economie dei PIGS: le imprese chiudono; sanità e istruzione pubblica arrancano; la disoccupazione trasformerà generazioni di giovani in zombie senza futuro. Questo a fronte di finanze pubbliche che peggiorano”, e pour cause visto che si fa l’opposto di quello che si dovrebbe fare: politiche anti-austerità. Possiamo ben dire che a questo punto l’austerità è la causa principale della crisi.
Quello che indigna è che soluzioni di buon senso ci sono, per esempio nel coordinamento della politica monetaria e fiscale: la BCE ha il potere di portare i livelli dei tassi di interesse sui titoli pubblici ai livelli pre-crisi – dato che sono le banche centrali a fare i tassi, a meno che i mercati vengano lasciati agire come sinora. Va poi fissata una “regola fiscale”, e questa non può che essere una regola anti-austerity, una “condizionalità Keynesiana”: i paesi europei dovrebbero impegnarsi a stabilizzare i rapporti fra debiti pubblici e Pil. Questa regola associata a bassi tassi di interesse sarebbe compatibile con politiche fiscali espansive, dunque di sostegno a domanda e occupazione.
La possibilità di vie d’uscita razionali accresce l’indignazione per l’ignoranza e cattiva fede di chi ci guida, confermando come l’appellativo di indignados sia quanto mai azzeccato. Mentre esso è stato però rivolto sinora verso gli arricchimenti di politici e finanzieri, iniziative come quella di Madrid volte a rendere patrimonio comune i ragionamenti suesposti, danno al termine un senso ancora più cogente: l’indignazione dell’intelligenza verso visioni oscurantiste dell’economia. Crediamo che la riappropriazione di massa delle tematiche economiche, i particolare da parte dei giovani, sia uno strumento essenziale per la nostra lotta.
L’originalità di questo incontro, che cade in un periodo ricco di iniziative a livello europeo, come Firenze 10+10 e il primo sciopero generale del 14 Novembre, è nel provare a intessere un’analisi condivisa della situazione economica a partire dai paesi PIGS destinatari di ricette “ a taglia unica”  e ancora non del tutto in grado di elaborare proposte e lotte comuni.
Questi obiettivi non possono infine prescindere da una rilettura della modalità con cui la scienza economica si trasmette all’interno delle Università, come fa un recente appello di studenti ed economisti (Retedellaconoscenza.it) volto a rivendicare quella dimensione storico-sociale che la scienza economica dominante non è in grado di assicurare.
*Rispettivamente Università di Siena e Responsabile Economia Rete della Conoscenza
(il manifesto 17 11 2012)


Giovani europei ed economisti critici contro l’austerità

Daniele Cesaratto

Le motivazioni di questo incontro nascono ovviamente dalla crisi economica cominciata (o meglio, scoppiata) nel 2008 e dalle politiche economiche che da anni, ma in particolar modo in questo periodo di crisi, vengono attuate dai governi europei.
Soprattutto, l’incontro si occuperà dei giovani e di come la crisi e le politiche di “austerità” abbiano negativamente influito sul loro presente e sulle loro prospettive per il futuro, dai pesanti tagli all’istruzione alla precarizzazione del lavoro alla crescente disoccupazione giovanile.
I dati ufficiali prevedono per l’Italia un’ulteriore contrazione del PIL del 2,3% per il 2012 e una moderata contrazione dello 0.5% per il 2013; e sono dati assai ottimistici (ad esempio CityBank prevede per il 2013 una contrazione del 2,2%).
Anche l’impatto sociale è stato fortissimo: la povertà è in crescita e i consumi in calo (-3,2% quest’anno e un’ulteriore -0,7% nel 2013).
Il tasso di disoccupazione in Europa è del 10,6% (aumentato di 0,8 punti percentuale rispetto al 2011), nell’Area Euro del 11,6% (aumentato addirittura di 1,3 punti percentuale rispetto al 2011).
In Italia il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 10,8%, rispetto al 8,8% dell’anno passato, e si prevede un’ulteriore aumento al 11,4% nel 2013 (dato ancora più preoccupante dal momento che il tasso di disoccupazione non prende in considerazione gli individui che né studiano né cercano lavoro, escludendo dunque svariate categorie).
Anche i dati relativi ai giovani sono molto preoccupanti: la disoccupazione giovanile è al 22,8% nell’Unione Europea e al 23% nell’Area Euro, mentre i cosiddetti “neet” (i giovani che né studiano né lavorano, esclusi appunto dal calcolo dei disoccupati) risultano essere nel 2011 rispettivamente il 16,7% e il 16,4%.
E se già i dati europei sono impressionanti, quelli italiani sono spaventosi: la disoccupazione giovanile è pari al 35,1% e i neet al 25,2%, quasi 10 punti sopra la media europea.
Questi dati rendono evidente il fallimento delle politiche sinora adottate per far fronte alla crisi, evidenziato anche dallo stesso manifesto dell’incontro (reperibile sul sito di Economy 4 Youth), il quale critica fortemente le misure prese dai governi europei, che perseguono “una strategia basata su pesanti tagli alla spesa ed agli investimenti pubblici, riduzione dei salari e ‘riforme’ volte a cancellare i diritti sociali e privatizzare beni sinora considerati pubblici”.
Inoltre, come la Storia ci insegna, situazioni di profonda crisi e disgregazione sociale come questa favoriscono un clima che rischia facilmente di alimentare forme di razzismo ed espressioni politiche antidemocratiche (basti vedere l’enorme crescita dei partiti di estrema destra in molti paesi europei, quale l’Alba Dorata, il partito neonazista greco che ha preso il 7% alle ultime elezioni).
Il fine di questo incontro è dunque quello di discutere di diverse interpretazioni della crisi e delle possibili vie d’uscita, alternative a quelle proposte dai governi e dagli economisti ortodossi.
Il manifesto ci tiene tuttavia a sottolineare che le nuove proposte per le politiche economiche “non dovrebbero essere lasciate nelle mani di esclusivi circoli di “esperti”, detentori di un qualche pensiero economico universalmente valido, ma piuttosto il contrario: devono essere basate su un processo di dibattito e scelta politica”.
In particolare le priorità del “programma economico alternativo” sono:
Abbandono delle politiche di austerità
Preservare la possibilità dell’intervento pubblico almeno in due aspetti: Garantire l’accesso universale al Welfare State, che deve diventare un diritto inalienabile, e l’investimento in settori quali educazione, tecnologia, innovazione ed infrastrutture per favorire il progresso tecnologico.
Un’inversione di tendenza rispetto al detassazione dei grandi capitali degli ultimi anni, imponendo riforme del sistema fiscale volte alla redistribuzione dei redditi, mediante tasse progressive sui redditi e i patrimoni, tassazione delle operazioni finanziarie e persecuzione dell’evasione fiscale (permettendo dunque di alleggerire il carico fiscale sulle fasce di reddito più basse, incrementando la domanda, e di disporre di maggiori risorse pubbliche da investire).
Coesione sociale e garanzia di un lavoro stabile e dignitoso (esperienze passate hanno dimostrato che una pur forte crescita economica non è sufficiente a garantire tali risultati, che necessitano di apposite riforme).
Cercare di risolvere le asimmetrie interne ai paesi dell’Unione Monetaria tra paesi in deficit e paesi con un grande surplus, applicando chiaramente riforme differenti da quelle attuate fino ad ora.
Sebbene l’attuale crisi non sia esclusivamente finanziaria, è stata certamente provocata anche dalla forte deregolamentazione dei mercati finanziari. Parte delle nuove politiche dovrà dunque essere una trasparente e stringente regolamentazione della finanza, oltre che facilitare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese.
Investire, rafforzare e modernizzare l’industria, specialmente nei paesi, quali ad esempio la Spagna, fortemente dipendenti dalle importazioni. Investire dunque in nuovi campi, sulla qualità dei prodotti e l’ecosostenibilità delle tecnologie utilizzate, favorendo anche l’utilizzo di energie rinnovabili.
Questo evento è un utile momento di formazione delle coscienze, di incontro tra ragazzi ed idee uguali e differenti, di confronto con altri paesi e con altre proteste, di riflessione e anche di decisione su quali sono i motivi che ci spingono a protestare verso questo governo e questo modello di Europa, e quale sia invece il modello da noi proposto.
E’ dunque importante la partecipazione di noi studenti italiani, nell’ottica di formare un fronte comune con gli studenti e le proteste degli altri paesi, anche per dare maggiore forza e spessore alle proteste dei singoli paesi.

Daniele Cesaratto, membro del collettivo del Liceo Torquato Tasso di Roma e parte della delegazione italiana.
(http://www.unionedeglistudenti.net/sito/giovani-europei-ed-economisti-critici-contro-lausterita/ 13/11/2012)



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